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dell'impero romano cap. xlv. | 319 |
cati da questi erranti abitatori, sempre usi a stare a cavallo e nel campo. Questo favorito passatempo dei nostri antenati, fu introdotto dai Barbari nelle province Romane: e le leggi d’Italia reputavano la spada, ed il falcone come d’egual dignità ed importanza nelle mani di un nobile Lombardo1.
Così rapido fu l’influsso del clima e dell’esempio, che i Lombardi della quarta generazione rimiravano con curiosità e timore i ritratti de’ selvaggi loro antenati2. Raso era di dietro il lor capo, ma le ispide ciocche ricadevano sugli occhi e sulla bocca, ed una lunga barba rappresentava il nome ed il carattere della nazione. Consisteva il loro vestire in larghi abiti di tela, giusta la foggia degli Anglo-Sassoni, ornati al loro modo di larghe striscie di svariati colori. Portavano le gambe ed i piedi avvolti, in lunghi cal-
- ↑ Script. rer. Ital. t. 1 part. II p. 129. Si è la 16. legge dell’Imperatore Luigi il Pio. Falconieri e cacciatori formavano parte del servizio della casa di Carlo Magno suo padre (Mem. sull’antica Cavalleria del sig. di Saint-Palaye, t. III p. 175). Le leggi di Rotario parlano dell’arte della falconeria in un’epoca anteriore (n. 322); e sino dal quinto secolo, Sidonio Apollinare l’annoverava fra i talenti del Gallo Avito (202-207).
- ↑ A parecchi de’ suoi compatriotti si può applicare l’epitaffio di Droctulfo (Paolo, l. III c. 19).
Terribilis visu facies, sed corde benignus,
Longaque robusto pectore barba fuit.Nel palazzo di Monza distante dieci miglia da Milano si mirano ancora oggi giorno i ritratti degli antichi Lombardi; quel palazzo fu fabbricato o restaurato dalla Regina Teodolinda (l. IV, 22, 23).
stessa grossezza d’una piccola aquila. Vedi la descrizione animata che ne fa il sig. di Buffon (Hist. nat. t. XVI p. 239).