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32 storia della decadenza

berio, che proposero un’invasione della Persia, e con fermezza sostennero gli sdegnosi e forse giusti rimproveri di quei Barbari orgogliosi.

„Voi mirate le dieci mie dita, disse il Gran Cane, applicandole alla sua bocca. Voi, Romani, parlate con altrettante lingue, ma sono lingue d’inganno e di spergiuro. Con me tenete una favella, coi miei sudditi un’altra; e le nazioni vengono successivamente aggirate dalla perfida vostra eloquenza. Voi traete i vostri alleati nella guerra e nel pericolo; voi profittate delle loro fatiche, e trascurate i vostri benefattori. Accelerate il ritorno, ed informate il vostro Signore che un Turco è incapace di proferire o di scordare una menzogna, e ch’egli ben presto incontrerà il castigo che gli è dovuto. Nel punto ch’egli richiede la mia amicizia con adulanti e fallaci parole, si è abbassato a far lega co’ Varconiti che da me fuggono. Se io mi traggo a muovere contro que’ dispregevoli schiavi, essi tremeranno al suono dei nostri flagelli; calpestati e’ saranno, come un nido di formiche, sotto i piedi dell’innumerevole mia cavalleria. Non mi è ignota la strada che essi tennero per invadere il vostro Impero, nè posso essere ingannato dal vano pretesto, che il monte Caucaso è l’inespugnabile barriera de’ Romani. Conosco il corso del Niester, del Danubio e dell’Ebro; le nazioni più bellicose hanno ceduto alle armi dei Turchi; e da dove nasce a dove muore il Sole, tutta è mio retaggio la Terra„. Non ostante questa minaccia, un sentimento di scambievole utilità rinnovò ben presto la colleganza, de’ Turchi e de’ Romani; ma l’orgoglio del Gran Cane sopravvisse al suo sdegno, e nell’atto di annunziare un’importante conquista al suo amico l’Imperatore Maurizio,