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glia viene al presente difesa dal mensile servizio dei moschettieri della Mingrelia1.

Ma questa onorevole colleganza fu ben presto corrotta dall’avarizia e dall’ambizione de’ Romani. Deposti dal grado di alleati, i Lazi si vedevano e sentivano del continuo rammentare, in parole ed in fatti, il loro dipendente stato. In distanza di una giornata di là dall’Apsaro, essi mirarono a sorgere la fortezza di Petra2, che dominava il paese marittimo a levante del Fasi. In luogo di esser protetti dal valore, i Colchi erano insultati dalla licenza di mercenarj stranieri. Un vile e vessante monopolio ingojò i profitti del commercio; e Gubaze, Principe del paese, fu ridotto ad un simulacro di real potere, dal superiore influsso degli ufficiali di Giustiniano. Disingannati dall’aspettazione in cui erano della cristiana virtù, gli indispettiti Lazi riposero qualche fiducia nella giustizia di un Infedele. Dopo di essersi privatamente accertati che i loro Ambasciatori non verrebbero consegnati ai Romani, essi pubblicamente richiesero l’amicizia e l’ajuto di Cosroe. Il sagace monarca subitamente conobbe l’uso e l’importanza della Colchide; e meditò

  1. Gio. Malala, Cron. t. 11 p. 134-137. Teofane, p. 144 Hist. Miscel. l. XV p. 103. Autentico è il fatto, ma la data par troppo recente. Nel parlare della loro alleanza persiana, i Lazi contemporanei di Giustiniano usano obsolete parole: εν γραμμασι μινημεια, προγονοι - Potevano queste parole appartenere ad un’alleanza che da soli vent’anni era sciolta?
  2. Non rimane altro vestigio di Petra che negli scritti di Procopio e di Agatia. La maggior parte delle città e castella della Lazica si può ritrovare col paragonare i nomi, e la posizione loro colla carta della Mingrelia, in Lamberti.