Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/77

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dell'impero romano cap. xlii. 73

stile era sostenuto dalla pompa ed eloquenza di Isdiguno, ciamberlano reale. La moglie e le figlie lo accompagnavano con numeroso seguito di Eunuchi e di Cammelli; si scorgevano due Satrapi con aurei diademi nel numero de’ suoi seguaci: cinquecento soldati a cavallo, i più valorosi fra i Persiani, gli servivan di guardia; ed il Governatore romano di Dara saviamente ricusò di ammettere nella città più di venti individui di questa marziale ed ostil carovana. Poscia che Isdiguno ebbe salutato l’Imperatore ed offerto i suoi doni, passò dieci mesi in Costantinopoli senza discutere alcun serio affare. In luogo di esser confinato nel suo palazzo, e ricevervi il cibo e l’acqua dalle mani de’ suoi custodi, l’Ambasciatore persiano, senza spie e senza guardie, ebbe permissione di girar per la capitale; e la libertà di parlare e di trafficare che i suoi serventi godevano, offendeva i pregiudizj di un secolo che rigorosamente senza confidenza e senza cortesia praticava la legge delle nazioni1. Per un’indulgenza senza esempio il suo interprete, il quale era nella classe dei servi ed al di sotto degli sguardi di un magistrato romano, sedeva alla mensa di Giustiniano al fianco del suo signore, e si assegnarono mille libbre d’oro per la spesa del viaggio e pel mantenimento di questo pomposo Ambasciatore. Nondimeno le iterate cure di Isdiguno, non condussero che una parziale ed imperfetta tregua, sempre comprata coi tesori

  1. Procopio espone l’usanza della Corte gotica di Ravenna (Goth. l. 1 c. 7). Gli Ambasciatori stranieri sono stati trattati con gelosia e rigor non diverso in Turchia (Busbechio, ep. 3 p. 149, 242 ecc.), in Russia (Viaggio di Oleario), e nella China (Relazione del sig. di Lange ne’ viaggi di Bell, vol. 2 p. 189-311).