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opera di schiavi turchi della razza di Toulun e di quella d’Ikside1. [A. D. 868-905] Questi Barbari, che abbracciata aveano la religione ed i costumi de’ Musulmani, si sollevarono dalle fazioni sanguinose del palagio al governo d’una provincia, poi ad una autorità independente. Rendettero celebri e formidabili tra i contemporanei i loro nomi; ma i fondatori di queste due potenti dinastie confessarono, sia coi detti, sia coi fatti, la vanità dell’umana ambizione. [A. D. 864-908] Nel punto di mandar l’ultimo sospiro, il primo implorò la misericordia di Dio verso un peccatore, che non avea conosciuto i limiti del proprio potere; il secondo, circondato da quattrocentomila soldati e da ottomila schiavi, celava agli occhi di tutti la camera ove procurava di dormire. Furono allevati i loro figli nei vizii dei re, e gli Abbassidi ricuperarono la Sorìa e l’Egitto che possedettero ancora trent’anni. Nel declinare del loro impero, i principi Arabi della tribù di Hamadan si insignorirono della Mesopotamia e delle rilevanti città di Mosul e d’Aleppo. Indarno i poeti della Corte degli Hamadaniti ripeteano, senza arrossire, aver la natura formato il loro viso sul modello della bellezza, la lingua per l’eloquenza e le mani per la liberalità e pel valore; nella storia del loro innalzamento e del lor regno, non troviamo che una serie di perfidie, di assassinii e di parricidii. In que’ medesimi giorni funesti agli Abbassidi surse la dinastia de’ Bowidi ad usurpare nuovamente il

  1. Il signor de-Guignes (Hist. des Huns, t. III, p. 124-154) ha esausto quanto si riferisce ai Tulonidi ed agli Iksiditi dell’Egitto, ed ha sparsa gran luce sulle notizie degli Hamadaniti e dei Carmatii.