Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/444

Da Wikisource.
438 storia della decadenza


In un governo assoluto che non ha riguardo alle condizioni nobili o plebee, tutti gli onori vengono dal sovrano, e il grado, sia in Corte, sia nel rimanente dell’impero, dipende dai titoli o dalle cariche, ch’egli dà o toglie a sua voglia. In un intervallo di oltre a dieci secoli, da Vespasiano sino ad Alessio Comneno1, il Cesare fu la seconda persona, o almeno ebbe il secondo posto nello Stato; di poi si venne più facilmente concedendo il titolo supremo d’Augusto ai figli ed ai fratelli del monarca regnante. Lo scaltro Alessio, che, senza violarlo, eludere voleva l’impegno contratto con un possente Collega, il marito di sua sorella, e ad un tempo ricompensare la pietà del fratello Isacco, senza farne un suo eguale, immaginò una dignità nuova superiore a quella di Cesare. Per la flessibilità propria della lingua greca potè congiungere i nomi d’Augusto e d’Imperatore (Sebasto et Auctocratore), e formò la sonora parola di Sebastocratore. Egli era maggiore di Cesare, e sedeva sul primo gradino del trono; le acclamazioni pubbliche ripetevano il suo titolo, e nell’esterno non differiva dal sovrano che negli ornamenti del capo e nella calzatura. Solamente l’imperatore portava i coturni di porpora o di color rosso, e il diadema o la tiara che gli imperatori Greci aveano presa dalla costumanza dei re di Persia2.

  1. V. l’Alessiade (l. III, p. 78, 79) d’Anna Comnena, che può paragonarsi a Madamigella di Montpensier, trattane la pietà filiale. Col suo gran rispetto pe’ titoli e per le formalità, ella dà a suo padre il nome di Επισημοναρχης, inventore di quest’arte regia, τεχνη τεχνων arte delle arti, e επισημων επισημη, scienza delle scienze.
  2. Στεμμα, σεφανος, διαδημα; serto, corona, diadema