Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/468

Da Wikisource.
462 storia della decadenza

linea nemica. Il ferro e l’acciaio erano sempre gli strumenti consueti di strage e di difesa: gli elmetti, le corazze e gli scudi del decimo secolo erano per la forma, o per la materia, poco differenti da quelli onde erano guerniti i compagni d’Alessandro o di Achille1; ma invece d’accostumare i Greci moderni a marciare costantemente, e però senza stento, carichi di quell’utile peso come i soldati delle antiche legioni, si portavano le armi d’una soldatesca su carri leggeri che la seguivano, e di mala voglia, all’avvicinarsi del nemico, ripigliavano frettolosamente i guerrieri un arnese, che per difetto d’abitudine li impacciava. Le armi offensive erano spade, scuri di battaglia e picche: ma la picca macedone era stata accorciata d’un quarto, e ridotta alla misura più comoda di dodici cubiti o piedi. Aveano i Greci duramente sentita la forza dei dardi scitici ed arabici; a quel tempo deploravano gli imperatori la decadenza dell’arte di balestrare come una delle cagioni delle pubbliche calamità, e raccomandarono, o piuttosto ordinarono, che tutti gli uomini addetti al servigio militare si dedicassero all’esercizio dell’arco, sino all’età di quarant’anni2. I drappelli o reggi-

  1. V. il quinto, sesto e settimo capitolo, περι οπλων, περι οπλισεως, e περι γυμνασιας, delle armi, dell’armamento e dell’esercizio, nella Tattica di Leone, coi passi corrispondenti in quella di Costantino.
  2. Osservano essi της γαρ τοξειας παντελως αμεληθεισης .... εν τοις Ρωμαιοις τα πολλα νον αιωθε σφαλματα γινησθαι essendo onninamente negletta l’arte del balestriere ... sogliono presentemente succedere fra i Romani molti errori (Leone, Tactique, p. 581; Costantino, p. 1216). Non era però massima de’ Greci e de’ Romani lo spregiare l’arte de’ saettieri, perchè combattevano da lungi, e disordinatamente.