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dell'impero romano cap. liii. 461

settemila e trecentoquaranta soldati, settecento Russi, e cinquemila e ottantasette Mardaiti, provenienti da una popolazione discesa dalle montagne del Libano. Il loro stipendio, probabilmente per un mese, fu valutato trentaquattro centinaia d’oro, cioè circa centotrentaseimila lire sterline. La nostra immaginazione si perde nel catalogo delle armi e delle macchine, delle stoffe e delle tele, de’ viveri e de’ foraggi, delle munizioni e degli utensili d’ogni sorta, adoperati inutilmente al conquisto di un’isoletta, quando erano bastanti a fondare una florida colonia1.

L’invenzion del fuoco greco non originò, come quella della polvere da schioppo, un total cambiamento nell’arte della guerra. A questo fuoco liquido andò debitrice la città, non che l’impero di Costantinopoli, della sua liberazione. Gran guasti esso faceva negli assedii e nelle battaglie marittime; ma poca cura si pose a perfezionare questa nuova arte, o forse era men suscettiva di miglioramento. Per battere o per difendere le fortificazioni, si continuò a far uso più spesso e con effetto maggiore delle macchine antiche, delle catapulte, delle baliste e degli arieti. La sorte delle battaglie non era commessa al fuoco rapido e terribile d’una linea di fanteria, che invano si difenderebbe con armature da un fuoco simile della

  1. V. il Cerimoniale di Costantino Porfirogeneta (l. II, c. 44, p. 176-192). Un lettore attento scorgerà qualche contraddizione in varie parti di questo calcolo; ma non sono già più oscure, o più inesplicabili, delle tabelle totali, e di quelle degli uomini effettivi, dei soldati presenti e degli altri atti al servigio, dei riscontri di riviste e dei congedi, cose che nei nostri eserciti odierni si vogliono coperte d’un velo misterioso, ma profittevole a taluno.