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figura d’una mezza luna, e si ingegnava di cacciare gli acuti speroni nei lati più deboli delle navi nemiche. Vedeasi sopra il ponte una macchina composta di forti pezzi di legno, diretta a lanciar pietre e dardi; l’arrembaggio faceasi mediante una gru, che sollevava e abbassava panieri pieni d’uomini armati; il vario collocamento e la mutazion dei colori del padiglione ammiraglio determinavano tutto il linguaggio dei segnali, che sono tanti e così chiari fra i moderni. I fanali della galera capitana annunciavano di notte gli ordini di cacciare, di combattere, di fermarsi, di rompere, o di formar la linea. In terra i segnali di fuoco si ripeteano da una montagna all’altra; una serie d’otto posti indicava una estension di paese di cinquecento miglia, e così Costantinopoli era in poche ore informata delle mosse ostili dei Saracini di Tarso1. Si può argomentare la forza navale degli imperatori Greci dalla descrizione dell’armamento che prepararono per vincere Creta. Furono allestite nella capitale, nelle isole del mar Egeo, e nei porti dell’Asia, della Macedonia e della Grecia, cento dodici galere, e settantacinque navi costrutte ad esempio di quelle della Panfilia. Questa squadra portava trentaquattromila marinai,

  1. Il continuator di Teofane (l. IV, p. 122, 123) nomina i luoghi di questi segnali che rispondono gli uni agli altri; il castello di Lulum presso Tarso, il monte Argeo, il monte Isamo, il monte Egilo, la collina di Mamasso, il Ciriso, il Mocilo, il colle d’Ausenzio, il quadrante del faro del gran palazzo. Dice che le notizie si trasmettevano εν ακαρει in un attimo: miserabile esagerazione, che nulla dice perchè dice troppo. Sarebbe stata cosa più istruttiva l’indicare un intervallo di tre, di sei o di dodici leghe.