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sempre la divinità come il motor della guerra1. Una scintilla di fanatismo ardeva sempre nel seno della lor religione, ed accendeva bene spesso le più rapide fiamme fra i Saracini stanziati sulle frontiere dei cristiani. Le lor milizie regolari erano composte di que’ valorosi schiavi educati a custodir la persona, e a seguir la bandiera del loro signore; ma al primo squillo della tromba, che annunciava una santa guerra contro gli infedeli, si svegliava il popolo Musulmano della Sorìa e della Cilicia, dell’Affrica e della Spagna. Bramavano i ricchi di vincere o di morire per la causa di Dio; la speranza del bottino allettava i poveri; e i vecchi, gli infermi e le donne, per partecipare a questa impresa meritoria, mandavano in lor vece un soldato con le armi ed il cavallo. Le loro armi offensive e difensive erano per la forza e la tempra eguali a quelle de’ Romani: ma costoro comparivano ben superiori nell’arte di maneggiare un cavallo, o di scagliare i dardi. Le piastre d’argento che coprivano le tracolle, le spade ed anche la bardatura del cavallo, sfoggiavano la magnificenza d’una nazione prosperosa; e, eccetto alcuni arcieri neri venuti del mezzogiorno, gli Arabi non pregiavano guari il valore indigente ed inerme degli antenati. Invece di carri, venia lor dietro una lunga fila di cammelli, d’asini e di muli; la moltitudine di que-

  1. Παντος δε παι κακου εργου τον Θεον αιτιον υποτιθενται και πολεμοις χαιρειν λεγουσι τον Θεον τον διασκορπιζουντα εθνη τα τους πολεμους θελοντα. Suppongono che Iddio sia l’autore d’ogni azione, anche cattiva, e dicono che si compiace della guerra quel Dio che disperde le nazioni che voglion la guerra (Leone, Tactique p. 809).