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122 storia della decadenza

in quel secolo guerriero, i Normanni la palma del valore e delle militari imprese si meritarono. Fra le superstizioni d’uso in allora, quelle cui più ardentemente si diedero furono i pellegrinaggi di Roma, dell’Italia, e di Terra Santa: genere di operosa divozione che le forze de’ loro animi e de’ lor corpi aumentava. Sprone era ad essi il pericolo, il diletto di veder cose nuove, la ricompensa; la meraviglia, la credulità, la speranza ai loro occhi la scena del mondo abbellivano. Collegati essendosi per mutua difesa, si scontraron sovente ne’ malandrini dell’Alpi, che adescati dal vestire de’ pellegrini, sotto di essi trovavano spesse volte il braccio punitor del guerriero. In uno di questi santi viaggi alla caverna del Gargano, montagna della Puglia, santificata da un’apparizione dell’Arcangelo S. Michele1, si fece ad essi incontro uno straniero, vestito alla greca, che non tardò a manifestarsi per un ribelle fuggitivo, e mortal nemico dell’Impero di Bisanzo. Costui, Melo di nome, nobile di Bari, dopo una congiura infelicemente tentata, costretto a fuggire, cercava altri colleghi, e vendicatori della sua patria. Il contegno ardito de’ Normanni riaccese in lui la speranza,

    (Opera, t. II, pag. 1640, 1656) ha offerto un saggio della lingua naturale e favorita di Guglielmo il Conquistatore (A. D. 1035), saggio troppo vieto ed oscuro ai dì nostri anche per gli Antiquari, e pei Giureconsulti.

  1. V. Leandro Alberti (Descrizione d’Italia, p. 250) e Baronio (A. D. 493, n. 43). Quando anche l’Arcangelo avesse ereditato il tempio dell’oracolo e come è presumibile la caverna di Calcante, l’astrologo degli antichi (Strabone, Geogr. l. VI, pag. 435, 436), i Cattolici in questo caso colla eleganza della loro superstizione aveano superati i Greci.