Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/135

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dell'impero romano cap. lvi 129

incomincia il Governo de’ Normanni in Italia, Governo che la nascente colonia di Aversa ben tosto oscurò. Il popolo elesse dodici Conti1, e in queste scelte l’età, la nascita, il merito, regolarono i suffragi. Le contribuzioni distrettuali assegnate a questi ripartimenti, servivano ad uso particolare dei Conti, e ognun di essi innalzò nel mezzo delle sue terre, una Fortezza, che tenea in dovere i vassalli. La città di Melfi, residenza comune dei Conti, e situata nel mezzo della provincia, divenne la metropoli e la Fortezza dello Stato. Ognuno di questi dodici Capi avea per sè una casa, e un separato rione; il qual Senato militare la cosa pubblica amministrava. Il primo di essi, presidente e Generale della repubblica, ricevè il titolo di Conte della Puglia, dignità conferita a Guglielmo Braccio-di-Ferro, che, nello stile di quel secolo, veniva dipinto come un lione nella battaglia, un agnello nella società, un angelo ne’ consigli2. Un

  1. Omnes conveniunt et bis sex nobiliores,
    Quos genus et gravitas morum decorabat et aetas,
    Elegere duces. Provactis ad comitatum
    His alii parent. Comitatus nomen honoris,
    Quo donantur erat. Hi totas undique terras
    Divisere sibi, ni sors inimica repugnet,
    Singula proponunt loca quae contingere sorte
    Cuique ducis debent, et quaeque tributa locorum.

    E dopo avere parlato di Melfi, Guglielmo Pugliese aggiunge:

    Pro numero comitum bis sex statuere plateas,
    Atque domus comitum tolidem fabricantur in urbe.

    Leone d’Ostia (l. II, c. 67) ne istruisce in qual modo vennero distribuite le città della Puglia: ma inutile mi è sembrata una tal descrizione.

  2. Guglielmo Pugliese (lib. II, c. 12). Mi fondo so-