Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/167

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. lvi 161

e il terrore: vennero introdotti soccorsi entro la piazza, e appena gli assedianti più non padroneggiarono il mare, si videro privi de’ tributi, e delle vettovaglie, che dianzi le isole, e le città marittime ad essi inviavano. Si arroge, che un contagioso morbo travagliò ben tosto l’esercito dei Normanni, onde perirono privi di gloria cinquecento cavalieri; e la perdita delle genti di Guiscardo non ascese a meno di diecimila uomini, sol che si voglia dedurla dal registro de’ funerali, e supponendo che tutti i morti l’onor di esequie ottenessero. Solo, imperterrito, in mezzo a tante calamità, il Duca normanno, intantochè nuove forze dai lidi pugliesi e siculi ritraeva, conquassava colle sue macchine d’assedio, e tribolava, ora dando scalate alle mura, ora adoperandosi contro le fondamenta di queste, Durazzo. Ma la solerzia e il valore di lui, in un valore eguale, e in una solerzia superiore, scontraronsi. Avendo egli condotto a piè del baluardo una torre mobile che racchiudea cinquecento soldati, mentre stava per abbassarne la porta, o il ponte levatoio, una enorme trave lo arrestò nell’impresa, e il fuoco greco in un istante la sua torre gli consumò. Intanto che i Turchi dal lato orientale, le truppe di Guiscardo dall’occidentale, il romano impero invadeano; il vecchio successore di Michele rassegnava lo scettro nelle mani di Alessio, illustre Generale e fondatore della dinastia de’ Comneni. Anna, figlia di questo Alessio, e famosa per avere scritta la Storia del padre, dal suo stile ampolloso non rimovendosi, osserva che lo stesso Ercole alla doppia pugna non avrebbe saputo resistere, e su tal base fondandosi, approva la precipitosa pace che il ridetto Alessio concluse col Turco; la qual cosa il trasferirsi in per-