Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/201

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dell'impero romano cap. lvi 195

roce tracotanza degli Alemanni, e riconoscere il vero successore di Costantino e di Augusto1.

Ma queste conquiste in Italia, questo regno universale erano chimere che ben tosto svanirono. Le prime inchieste di Manuele fece vane la prudenza di Alessandro III, che calcolò le conseguenze d’un cambiamento così importante2; nè una disputa, sol personale, valse per indurre il Papa a spogliarsi del retaggio perpetuo del nome latino. Riconciliatosi una volta con Federico, più chiaramente si espresse; confermò gli atti de’ suoi predecessori; scomunicò i partigiani dell’Imperator greco; la separazione definitiva delle due Chiese, o almeno degli Imperatori di Roma e di Costantinopoli, pronunziò3. Le città libere della Lombardia avendo prestamente dimenticato lo straniero loro benefattore, il monarca di Bisanzo si vide esposto all’odio de’ Veneziani, nè l’amicizia di Ancona si conservò4. Fosse per principio di avarizia,

  1. Nihilominus quoque petebat, ut quia occasio justa et tempus opportunum et acceptabile se obtulerant, romani corona imperii a sancto apostolo sibi redderetur; quoniam non ad Frederici Alamanni, sed ad suum jus asseruit pertinere (vit. Alexandri III a cardinal. Aragoniae, in Script. rer. ital., t. III, part. I, p. 458). Egli partì per la sua seconda ambasceria, cum immensa multitudine pecuniarum.
  2. Nimis alta et perplexa sunt (vit. Alexandri III, p. 460, 461), dicea il circospetto Pontefice.
  3. Μηδεν γεσον ειναι λεγλν Ρωμη τη νεοτερα προς την πρεσβυτεραν παλαι απορραμεισωέ, dicendo non essere alcuna differenza dalla nuova Roma in confronto all’antica, dopo averle divise. (Cinnamo, l. IV, c. 14, p. 99).
  4. Il Cinnamo nel suo sesto libro descrive la guerra di Venezia, che Niceta non ha giudicata degna della sua attenzione. Il Muratori porta all’anno 1171 e successivi alcune par-