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222 storia della decadenza

stato bandito dal Turkestan per avere osato introdursi nello harem del suo Principe. Dopo avere passato il fiume Jaxarte, condottiero di una tribù numerosa di amici e vassalli, ne’ dintorni di Samarcanda pose il suo campo; ed avendo abbracciata la religione di Maometto, ottenne, in una guerra mossa agl’Infedeli, la corona di martire, che giunto era al centesimosettimo anno dell’età sua. Molto tempo prima, essendogli morto il figlio Michele, avea presa cura de’ suoi due pronipoti, Togrul e Giaafar: il primo de’ quali, maggior d’anni, avea già compiuti i quarantacinque, allorquando nella reale città di Nisabur ricevette il titolo di Sultano. Il cieco decreto della sorte le virtù di cotest’uomo giustificarono. Superflua cosa sarebbe l’esaltare il valore di un Turco; ma l’ambizione di lui il suo valor pareggiava1. [A. D. 1038-1063] Scacciò i Gaznevidi dall’oriente della Persia, e andando in traccia di una più ubertosa contrada, e di un clima più mite, li spinse a mano a mano insino alle rive dell’Indo. Impose termine alla dinastia de’ Bovidi nell’Occidente, nella quale

    logia tartara di Zingis ne fa conoscere un altro modo di adulare e un’altra favola: al dir dello storico Mirkond, i Selgiucidi di Alankava derivano da una vergine (p. 801, col. 2); e se questi sono i Zalzut di Abulgazi-Bahadur-Kan (Hist. généalog. p. 148) vien citata in favor loro una testimonianza di molto peso; quella di un principe tartaro, discendente di Zingis, di Alankavà, o Alancù, e di Oguz-Kan.

  1. Per effetto di un lieve cambiamento, Togrul-Beg trovasi essere il Tangroli-Pix de’ Greci. Il d’Herbelot (Bib. orient. p. 1027, 1028) e il De Guignes (Hist. des Huns, t. III, p. 189-201) raccontano con molta esattezza le particolarità del regno e dell’indole di Togrul.