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226 storia della decadenza

invincibile esercito, sterminò i superbi, fece grazia a coloro che gli si prostrarono innanzi: il Principe de’ Bovidi sparì: le teste de’ più ostinati ribelli vennero portate a’ piedi di Togrul, che diede così una lezione di ubbidienza alle popolazioni di Mosul e di Bagdad. Dopo avere puniti i colpevoli, e ritornata la pace, questo illustre pastore ricevè il guiderdone di sue fatiche, intanto che una pomposa commedia rappresentava il trionfo della superstizione sulla forza de’ Barbari1. Il Sultano turco, imbarcatosi sul Tigri, approdò alla porta di Racca, ove fece il suo ingresso pubblico a cavallo. Giunto alla porta del palagio, scese rispettosamente, e camminò a piedi, preceduto dai suoi Emiri disarmati. Il Califfo, dietro ad un velo nero, stava seduto, portando sulle spalle il mantello nero degli Abbassidi, e reggendo colla mano la verga dell’Appostolo di Dio. Il vincitor dell’Oriente baciò la terra, e si tenne per qualche tempo in una modesta postura, fintanto che il Visir e un interprete, lo condussero in vicinanza del trono. Sedè egli medesimo sopra un trono prossimo a quel del Califfo; e allor fu letto pubblicamente il chirografo che lo chiariva luogotenente temporale del Vicario del Profeta. Decorato indi delle sette vesti d’onore, gli furono presentati sette schiavi nati ne’ sette climi dell’arabo Impero. Profumatogli il velo mistico d’ambra, gli vennero, siccome emblema della sua domi-

  1. Ho tolte dal signor De Guignes (t. III, p. 197-198) le particolarità che a questa stravagante cerimonia si riferiscono; e il dotto Autore le ha tratte da Bondari, che ha composta in arabo la storia dei Selgiucidi (t. V, p. 365). Nulla mi è noto sul carattere di questo Bondari, nè intorno al paese, o al secolo, ne’ quali ha vissuto.