Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/231

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dell'impero romano cap. lvii 225

il successor del Profeta (A. D. 1055); ma i Califfi di Bagdad e dell’Egitto, rivali fra loro, e continui nel disputarsi l’uno all’altro questo sublime titolo di dignità, non ometteano cure per dimostrare, ciascuno per parte propria, la ragionevolezza delle sue pretensioni, a questi Barbari, ignoranti al pari che poderosi. Mamud il Gaznevida, che spiegato erasi favorevole alla discendenza di Abbas, avea ricusata con disprezzo la veste d’onore, presentatagli da un ambasciator fatimita. Ciò nulla meno l’ingrato Asemita, cambiando di stile colla fortuna, fe’ plauso alla vittoria di Zendekan, acclamando suo vicario temporale nel Mondo musulmano il Sultano Selgiucida; della quale carica Togrul adempiè e dilatò il ministero. Chiamato alla liberazione del Califfo Cayem, obbedì volonteroso a questi santi comandi, che un nuovo regno offerivangli da conquistare1. Il Comandante de’ credenti, ombra vana di quanto un dì furono i suoi predecessori, pur tuttavia rispettato, nel suo palagio di Bagdad sonnecchiava. Il Principe de’ Bovidi, suo servo, o per dir meglio padrone, non avendo nè manco la forza di proteggerlo, contro l’audacia di secondarj tiranni; la ribellione degli Emiri turchi ed arabi, desolava le rive dell’Eufrate e del Tigri. La presenza pertanto di un conquistatore veniva invocata, siccome un dono del Cielo; e la strage, e gli incendj, passeggieri danni, erano riguardati come rimedj amari sì, ma necessarj, e solo capaci di ristorare la cosa pubblica. Il Sultano di Persia partitosi quindi da Hamadan a capo di un

  1. V. la Biblioteca orientale, agli articoli Abbassidi, Caher o Cayem, e gli Annali di Elmacin e di Abulfaragio.