Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/27

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dell'impero romano cap. liv 21

versione alle superstizioni popolari, avrebbero potuto per vero dire renderli più indulgenti sugli errori di alcune dottrine: ma divenuti più indulgenti alle calunnie de’ Monaci1 si fecero i tiranni de’ Manichei, per tema di venire accusati lor complici. È questa la taccia da cui fu invilita la clemenza di Niceforo nel mitigare a favor de’ suddetti eretici il rigore delle leggi penali; nè l’indole conosciuta di questo principe, permette attribuirgli un motivo più generoso. Ardentissimi nel perseguire i Paoliziani mostraronsi e il debole Michele I, e il severo Leone l’Armeno; ma si meritò palma di divozion sanguinaria l’imperatrice Teodora, quella medesima che restituì alle Chiese d’Oriente le Immagini. I suoi messi trascorreano furibondi le città e le montagne dell’Asia Minore, e al dir persin di coloro che adularono questa femmina, durante un brevissimo regno, centomila Paoliziani perirono, quali sotto la mannaia del carnefice, quali strozzati, quali arsi vivi. Forse i delitti e i pregi di questa Sovrana, vennero esagerati del pari; e se il calcolo fosse esatto, vi sarebbe luogo a presumere che molti, unicamente Iconoclasti, segnalati con più odioso nome, fossero stati avvolti nel crudele bando, o che altri de’ medesimi, scacciati

  1. Se gl’Imperatori Greci iconoclasti fossero stati indulgenti verso i Paoliziani, siccome questi avevano alcuni errori comuni co’ Manichei, i Monaci già padroni degli animi de’ sudditi, gli avrebbero al solito accusati di manicheismo; cotale accusa avrebbe prodotto il tristo effetto di sollevazioni, e di nuovi mali, che i saggi e forti governi d’oggidì sanno allontanare da’ loro Stati contenendo il Clero nei doveri di sudditanza. (Nota di N. N.).