Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/273

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dell'impero romano cap. lvii 267

rischi, pur giungevano alle porte di Gerusalemme, divenivano vittime del ladroneccio de’ particolari, o della tirannide amministrativa; talchè non di rado ad essi accadea di soggiacere alla miseria, o alle infermità, prima di aver avuto il conforto di salutare il Santo Sepolcro. Fosse naturale barbarie, o zelo di nuova religione, i Turcomanni insultavano i sacerdoti di tutte le Sette: il patriarca venia trascinato pe’ capelli sul pavimento del tempio, e confinato indi in un carcere; e spesse volte per costrignere il suo gregge a redimerlo, que’ selvaggi padroni turbavano senza riguardo le cerimonie della Chiesa della Risurrezione; le quali circostanze divulgate con patetiche narrazioni, eccitarono milioni di Cristiani a marciare sotto il vessillo della Croce alla liberazione di Terra Santa. Pur tutti questi mali, accumulati, erano di gran lunga inferiori all’atto sacrilego di Akem, che i Cristiani della Chiesa latina con tanta pazienza avean sopportato! Minori vessazioni infiammarono l’indole più irascibile de’ lor discendenti. Surto era un nuovo spirito di cavalleria religiosa, e di sommessione all’impero universale del Papa. Una fibra delicatissima fu toccata, e la impressione si fe’ sentire nelle più interne parti d’Europa.