Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/161

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dell'impero romano cap. lxi. 157

viltà: i loro successivi avanzamenti, la supremazia che ai nostri giorni hanno ottenuta gli Europei, vuolsi attribuire ad una energia particolare della loro indole, ad uno spirito d’imitazione e di sedulità sconosciuto ai lor rivali, ne’ tempi ancora che li superavano, e presso i quali le facoltà dell’ingegno trovavansi allora stazionarie, o piuttosto a retrogradare inclinate. Dotati delle qualità morali da noi indicate i Latini, non è maraviglia se trassero vantaggi immediati ed essenziali da una serie di avvenimenti che dispiegando ai loro sguardi tutta la scena del Globo, li poneano in lunghe e frequenti comunicazioni coi popoli più colti dell’Oriente. I progressi primaticci, e più manifesti, apparvero nel commercio, nelle manifatture e nell’arti, dalle quali nascono la più ardente brama delle ricchezze, il bisogno de’ piaceri, gli allettamenti della vanità. In mezzo anche ad una folla di fanatici, potea trovarsi un prigioniero o un pellegrino, capace di por mente ad un trovato ingegnoso del Cairo o di Costantinopoli; e comunque la Storia non gli abbia pagato un tributo debito di gratitudine, colui che ne portò da que’ paesi il modello de’ mulini a vento1, merita un nome fra i benefattori delle nazioni. Fra i vantaggi di questa dilatata corrispondenza vogliono parimente essere annoverati i godimenti del lusso,

  1. I mulini a vento, che furono la prima volta inventati nell’Asia Minore, contrada di acqua scarsissima, vennero posti in uso nella Normandia l’anno 1105 (Vie privée des Français, l. I, pag. 42, 43; Ducange. Gloss. lat., l. IV, pag. 474). V. L’Inghilterra, antica traduzione del Boulard, pag. 282.