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lo zucchero e i drappi di seta, venuti in origine dalla Grecia e dall’Egitto. Più tardi i Latini sentirono i bisogni dell’intelletto, onde più lentamente andarono nel soddisfarli. Cagioni d’altra natura, e più moderni avvenimenti, destarono in Europa la curiosità, madre dello studio: ma nel secolo delle Crociate, la letteratura de’ Greci e degli Arabi non inspirava che indifferenza agli Europei. Forse adattarono alla pratica alcuni principj di medicina, alcune figure di matematica; la necessità potè far nascere alcuni interpreti di lieve conto che servissero ai diversi bisogni de’ mercatanti e de’ soldati: pure il commercio cogli Orientali, non avea diffuso lo studio e la nozione delle lor lingue nelle scuole d’Europa1. Benchè un principio di religione simile a quello dei Maomettani dovesse fare schifi dell’idioma del Corano i Cattolici, pur sembrava che il desiderio d’intendere nel suo originale il Vangelo, avesse potuto eccitare la curiosità de’ medesimi, e incoraggiarli alla pazienza di uno studio gramaticale che avrebbe loro scoperto le bellezze di Platone e di Omero. Pure, durante un regno di sessant’anni, i Latini di Costantinopoli fastidirono l’idioma e l’erudizione dei loro sudditi: e i manoscritti furono i soli tesori che invidiati a questi non vennero, e di cui nessuno pensò a dispogliarli. Vero è che le Università di Occidente tenevano Aristotile per loro oracolo; ma un Ari-

  1. V. le lamentanze di Ruggero Bacone (Biograph. Britannica, vol. I, pag. 418, edizione di Kippis). Se Bacone, o Gerberto, intendevano alcuni autori greci, potevano riguardarsi come prodigi del loro secolo, nè certamente doveano questo merito proprio al commercio dell’Oriente.