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cecità furono il retaggio del nono e del decimo secolo, può dirsi ancora che le favole1 e le assurdità, il tredicesimo e il quattordicesimo contrassegnarono.

I Popoli settentrionali del Nort, che conquistarono l’Impero Romano, divenuti Cristiani, e coltivatori di fertili terreni insiem co’ nativi, a poco a poco si cofusero con essi, e le antiche arti richiamarono a vita. All’avvicinarsi del secolo di Carlomagno, già le loro istituzioni incominciavano ad acquistare un certo grado di ordine e di consistenza, allorchè i Normanni, i Saraceni2 e gli Ungaresi, novelli sciami di barbari invasori, nel primo stato di anarchia e di barbarie immersero l’Occidente di Europa; seconda tempesta, che verso il principio dell’undicesimo secolo, sedarono l’espulsione, o la conversione de’ nemici del Cristianesimo. La civiltà, che da sì lungo tempo parea sminuirsi e ritirarsi dall’Europa, tornò con costante rapidità a dilatarsi, schiudendo un nuovo campo di belle prove e di generosi sforzi alla nascente generazione. Laonde, convenendo io che le arti ebbero progressi rapidi e luminosi ne’ due secoli delle Crociate, non ne attribuisco a queste, siccome certi filosofi, il merito; anzi opino avere esse tardati più che affrettati gli a-

  1. Non però intorno ai dogmi fondamentali contenuti nel Vangelo, e svolti dai Concilj. La buona critica, pur troppo poco più recente di un secolo ci ha mostrati gl’inganni corsi in alcune leggende. (Nota di N. N.)
  2. Se fra le nazioni barbare annovero i Saraceni, gli è in rispetto alle loro guerre, o piuttosto correrie nell’Italia e nella Francia, il solo scopo delle quali erano il saccheggio e la devastazione.