Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/351

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dell'impero romano cap. lxv. 347

Timur che questo Monarca abbia composto egli stesso i Comentarj1 della sua vita e le Instituzioni2 del suo Governo3; ma non furono queste cure che contribuissero a tramandare sino a noi la rinomanza di Timur; perchè tai preziosi monumenti scritti in lingua mongulla o persiana, rimasero sconosciuti all’Universo, o almeno all’Europa. Ma le nazioni da lui soggiogate usarono contr’esso una impotente e spregevol vendetta, per cui l’ignoranza ha ripetute

  1. Questi Comentarj non sono ancor conosciuti in Europa, ma il signor White ne fa sperare la traduzione per cura del suo amico, Maggiore Davy, che ha letto in Asia questo racconto fedele e minuto delle cose attenenti ad un’epoca rilevante e feconda d’avvenimenti.
  2. Non so se l’originale di queste Instituzioni, scritte in lingua turca o mongulla, rimanga tuttavia. Il Maggiore Davy, col soccorso del signor White professore di lingua araba, ha pubblicata in Oxfort nel 1783 in 4, la traduzione persiana, unendovi una traduzione inglese, e un prezioso indice. Quest’opera è stata da poco in qua tradotta in francese (Parigi 1787) dal signor Langlès, versatissimo nelle antichità dell’Oriente, che vi ha aggiunta una vita di Timur e varie note di molto pregio.
  3. Shaw Allum, il presente Mogol, legge, apprezza, ma non può imitare le Instituzioni del suo illustre antenato: il traduttore inglese crede giustificata l’autenticità delle medesime dalle prove inserite nell’opera; ma per chi formasse alcuni sospetti di frode o finzione, la lettera del Maggiore Davy non sarebbe atta a distruggerli. Gli Orientali non hanno mai coltivata l’arte della critica. La protezione di un Principe non è men lucrosa di quella di un libraio, nè può riguardarsi come cosa incredibile che un Persiano fosse stato il vero autore dell’Opera, e avesse rinunziato all’onore di comparir tale per aumentare il prezzo e il valore della medesima.