Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/375

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dell'impero romano cap. lxv. 371

frate, consegnò alle fiamme la città di Aleppo, e autenticò la pietà de’ motivi che a tale atto il condussero col concedere libertà e ricompensa a duemila Alìdi che divisavano di visitare la tomba del figlio suo. Mi sono diffuso su queste particolarità che giovano a far conoscere il carattere personale di cotesto Eroe de’ Mongulli; ma racconterò brevemente1 che egli innalzò una piramide di novantamila teste sulle rovine di Bagdad, e che dopo avere devastata nuovamente la Georgia, sulle rive dell’Arasse  [A. D. 1401] accampò, facendo ivi nota la sua risoluzione di movere l’armi contra l’Imperatore ottomano. Conoscendo egli di quanto momento una tal guerra si fosse, radunò per essa le forze di tutte le sue province; onde ottocentomila uomini diedero ai registri militari il lor nome2; e l’ordine dato per cinque o diecimila cavalli, indica piuttosto il grado e gli attributi dei

  1. Serefeddino (l. V, c. 29-43) e Arabshà (t. II, c. 15-18) narrano le spedizioni e le conquiste di Timur nell’intervallo tra la guerra di Sorìa e l’ottomana.
  2. Questo numero di ottocentomila è tolto da Arabshà, o piuttosto da Ebn-Sunà (ex rationario Timuri) che fonda i suoi racconti sulla testimonianza di un ufiziale carizmio (t. I, cap. 68, p. 617); ed è cosa meritevole di osservazione che Franza, Storico greco, non aggiugne a questo computo più di ventimila uomini. Il Poggio ne conta un milione; un altro contemporaneo latino (Chron. Tarvisianum, V. Muratori, t. IX, p. 800) ne conta un milione centomila; e un soldato alemanno che trovavasi alla battaglia di Angora, attesta il prodigioso numero di un milione seicentomila (Leunclavius, ad Calcocond., l. III, p. 82). Timur, nelle sue Instituzioni, non si è degnato calcolare nè le sue truppe, nè i suoi sudditi, nè le sue rendite.