Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/379

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dell'impero romano cap. lxv. 375

trofeo anzichè strumento delle sue vittorie. L’uso del fuoco greco ai Mongulli e agli Ottomani era comune. Ma se l’una delle due nazioni avesse adottata dagli Europei la recente invenzione della polvere e de’ cannoni, questo fulmine artifiziale avrebbe forse accertata la vittoria a quella delle due parti che ne avesse fatto uso1. In quest’azione, Baiazetto, e come Generale e come soldato, si segnalò: ma alla prevalenza del rivale gli fu forza di cedere, soprattutto perchè la maggior parte delle sue truppe, cedendo a diversi motivi, in quel rilevante momento lo abbandonò. Per rigore ed avarizia egli avea eccitate sedizioni, in mezzo ai Turchi, e troppo presto ritirato erasi dal campo lo stesso figlio di Baiazetto, Solimano. Le milizie della Natolia, fedeli nel ribellarsi, sotto le bandiere de’ lor Principi legittimi ritornarono. Que’ Tartari che si erano collegati coi Turchi, si lasciarono sedurre dalle lettere e dai messi di Timur2, il quale rimprocciando ad essi l’obbrobrio di servire sotto gli schiavi de’ loro antenati, li confortava colla speranza o di liberare l’antica loro patria, o fors’anche di regnar nella nuova. All’ala destra di Baiazetto, i corazzieri europei, fedeli alle

  1. Serefeddino afferma che Timur si valse del fuoco greco (l. V, cap. 47); ma l’universale silenzio de’ contemporanei combatte lo stravagante sospetto venuto al Voltaire, il quale suppone che Timur mandasse a Dely diversi cannoni su di cui si trovassero scolpiti ignoti caratteri.
  2. Timur ha dissimulata questa sì rilevante negoziazione co’ Tartari; ma la confermano evidentemente le testimonianze degli Annali arabi (t. I, c. 47, p. 391), degli Annali turchi (Leunclav. p. 321) e degli Storici persiani (Kondemir, presso il d’Herbelot, p. 882).