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scritta in rosso, l’investitura del regno di Romania già da lui posseduto per diritto di conquista. Anche l’Imperatore greco, fosse Giovanni, o Manuele1, si sottomise a pagargli il tributo precedentemente pattuito col Sultano de’ Turchi; il qual Trattato confermò con giuramento d’obbedienza, da cui potè credersi sciolto, appena il Tartaro ebbe fatta sgombera la Natolia. Alterate da quel terrore che invase avea le nazioni le fantasie degli uomini, attribuirono all’ambizioso Timur il romanzesco disegno di conquistare l’Egitto e l’Affrica, dal Nilo all’Oceano Atlantico, poi di entrare in Europa per lo stretto di Gibilterra, tornando pei deserti della Russia e della Tartaria nei suoi Stati, dopo avere soggiogate tutte le potenze della Cristianità. La cura di ridurre in soggezione l’Egitto, distolse dall’Europa questo pericolo lontano, o immaginario fors’anche. Al Cairo, le commemorazioni nelle pubbliche preci e i conj delle monete attestarono la supremazia del Principe de’ Mongulli: e Samarcanda pose il suggello alla sommessione dell’Affrica coll’assicurargli il tributo di nove struzzi e di una giraffa, o cammeleopardo, raro dono e prezioso. La nostra immaginazione non rimane meno sorpresa in pensando che un conquistatore mongul abbia potuto meditare ed eseguire, quasi senza moversi dal suo campo, dinanzi a Smirne, l’invasione dell’Impero ci-

  1. Quando il titolo di Cesare passò nel Sultano di Rum, i Principi greci di Costantinopoli (Serefeddino, l. V, cap. 54), vennero confusi co’ piccioli Sovrani cristiani di Gallipoli e di Tessalonica col titolo di Tekkur, per corruzione da του κυριου, signore (Cantemiro, p. 51).