Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/411

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. lxv. 407

due mesi d’assedio, una ribellione eccitata dai Greci, costrinse il Sultano a ritornare affrettatamente a Bursa, ove estinse la sommossa, versando il sangue di suo fratello che ne era colpevole.  [A. D. 1425-1448] Intanto che Amurat conduceva i suoi giannizzeri a nuove conquiste nell’Europa e nell’Asia, Bisanzo godè per trent’anni il riposo precario della servitù. Dopo la morte di Manuele, Giovanni Paleologo ottenne la permissione di regnare, mediante un tributo di trecentomila aspri, e la cessione di quasi tutto il territorio che oltrepassava i sobborghi di Costantinopoli.

Chiunque considera che i principali avvenimenti della vita dipendono spesse volte dal carattere di un sol personaggio, vedesi costretto ad attribuire alle qualità personali de’ Sultani il primo merito della fondazione e della restaurazione dell’Impero ottomano. Possono osservarsi fra essi diversi gradi di saggezza e virtù; ma dall’innalzamento di Otmano fino alla morte di Solimano, vale a dire in un periodo di nove regni e di dugento sessantacinque anni, il trono, fatta una sola eccezione, fu occupato da una sequela di Principi prodi e operosi, rispettati dai sudditi e temuti dagl’inimici. Invece di trascorrere la giovinezza in mezzo alla fastosa indolenza di un Serraglio, gli eredi dell’Impero, ne’ campi e ne’ consigli educavansi. Per tempo i lor padri fidavano ad essi il comando degli eserciti e delle province; nobile istituzione che, comunque stata origine d’infinite guerre civili, la di-

    nano si riporta alla testimonianza medesima del Santo dei Turchi; ma chi si farà mallevadore a noi per questo Santo?