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408 storia della decadenza

sciplina e il vigore dell’Impero francò. Certamente gli Ottomani non possono, come gli antichi Califfi dell’Arabia, intitolarsi i discendenti, o i successori dell’Appostolo di Dio; e il parentado che reclamavano coi Principi tartari della Casa di Gengis, sembra fondato meno sulla verità che sull’adulazione1. Oscura è la loro origine; ma ben presto acquistarono nella opinione de’ sudditi quel sacro e incontrastabile diritto, che il tempo non può cancellare, nè la violenza distruggere. Accade che un Sultano debole o vizioso venga rimosso o strozzato, ma il figlio di lui, sia pur fanciullo o imbecille, succede all’Impero, nè il più audace fra i ribelli ha per anco osato assidersi sul trono del suo Monarca2. Intanto che Visiri perfidi, o Generali vittoriosi atterravano le vacillanti dinastie dell’Asia, un possedimento di cinque secoli confermava la successione ottomana, e la stabilità in essa della corona entra ora fra i principj fondamentali cui l’esistenza della nazione turca va collegata.

  1. V. Rychauld (l. I, c. 13). I Sultani turchi si danno il titolo di Kan. Non pare per altro che Abulgazi riconosca gli Ottomani per suoi cugini.
  2. Il terzo fra i Visiri, Kiuperli, ucciso alla battaglia di Salankanen nel 1691 (Cantemiro, p. 382), osò dire che tutti i successori di Solimano erano stati imbecilli, o tiranni, e venuto il tempo di spegnerne la discendenza (Marsigli, Stato militare, pag. 28). Questo eretico in politica era uno zelante repubblicano, che sostenea la causa della Rivoluzione inglese contro l’Ambasciatore di Francia (Mignot, Hist. des Ottomans, t. III, pag. 434); osava ancora mettere in ridicolo il singolare privilegio che rende le cariche e le dignità ereditarie nelle famiglie.