Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XIII.djvu/65

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dell'impero romano cap. lxviii. 59

vina„. Ma se queste tremende parole del Visir spaventarono gli Ambasciatori, altrettanto li rincorarono l’umana accoglienza e gli affettuosi detti del Principe ottomano. Maometto promise loro che appena fosse di ritorno ad Andrinopoli, ascolterebbe le querele de’ Greci, e si prenderebbe pensiero de’ loro veri interessi. Poi, toccata appena l’altra riva dell’Ellesponto, abolì per prima cosa il pagamento annuale che solea farsi ai Greci, ordinando si scacciassero dalle rive dello Strimone tutti i loro impiegati. Date così a divedere le sue ostili intenzioni, non tardò un secondo decreto che minacciava assedio a Costantinopoli, e in tal qual modo incominciava a metterlo ad effetto. L’avolo di Maometto II avea sulla costa asiatica edificata una Fortezza che dominava il passaggio angusto del Bosforo. Ora il nipote risolvè di innalzarne una più formidabile di rincontro a questa sulla costa europea; laonde mille muratori ricevettero in primavera il comando di trovarsi in un paese detto Azomaton, situato ad una distanza circa di cinque miglia dalla Capitale dell’Impero greco1. L’eloquenza è l’espediente dei deboli; ma l’eloquenza dei deboli rare volte persuade, e gli Ambasciatori di Costantino adoperarono invano quest’ar-

  1. Pietro Gilli (De Bosphoro Tracio, l. II, cap. 15), Leunclavio (Pandect., p. 445) e Tournefort (Voyage dans le Levant, t. II, lettre XV. p. 443, 444) sono gli autori che danno a conoscere meglio la situazione della Fortezza e la topografia del Bosforo. Ma mi augurerei la carta, ossia la pianta, che il Tournefort spedì in Francia al Ministro della marina. Il leggitore può trascorrere nuovamente il capitolo XVII di questa Storia.