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88 storia della decadenza

avrebbero già salpato da Chio nel primo giorno di aprile, se non li avesse trattenuti un ostinato vento di tramontana1. Un di questi portava bandiera imperiale; gli altri quattro, appartenenti ai Genovesi, andavano carichi di frumento e d’orzo, d’olio e di vegetabili, e soprattutto di soldati e marinai pel servigio della Capitale. Finalmente dopo un penoso indugio, spiegaron le vele col favore di un leggier vento australe, che fattosi più gagliardo nel secondo giorno, li portò ben tosto all’Ellesponto e alla Propontide; ma circondata per terra e per mare trovavasi la Capitale del greco Impero; e la squadra turca, situata all’ingresso del Bosforo, terminava a guisa di mezza luna alle due estreme rive per chiudere il passaggio a questi ardimentosi ausiliari, o per lo meno a fin di respingerli. Qualunque leggitore abbia presente alla memoria il quadro geografico di Costantinopoli, comprenderà e ammirerà la magnificenza di un tale spettacolo. I cinque vascelli cristiani procedeano innanzi, in mezzo a giulive acclamazioni, e forzando il ministerio delle vele e de’ remi contro una squadra nemica di trecento navigli; i baloardi,

    mero di questi famosi vascelli. Duca ne indica cinque, Franza e Leonardo, quattro, Calcocondila, due: forse l’ultimo indica solamente i due più grandi; gli altri comprendono ancora i piccoli. Il Voltaire, che ne assegna uno di questi a Federico III, confonde fra loro gl’Imperatori d’Oriente e d’Occidente.

  1. Il Presidente Cousin trascura manifestamente, o piuttosto ignora affatto ogni erudimento della lingua e della geografia, quando fa che un vento australe trattenga a Chio questi vascelli, e che un vento di tramontana li conduca a Costantinopoli.