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– III. – |
vita. A Dante tutto ciò non potè sfuggire, e se non si schierò fra i ribelli della Chiesa nelle dottrine religiose, non ebbe per l’eresia e per gli eretici l' orrore e il disgusto del tempo suo1. Fors’egli pensava nella sua mente:
.... a costor si vuole esser cortese.
Quanto alla pena degli eretici, a nessuno può sfuggirne l’analogia con la pena del tempo, il fuoco:
Che tra gli avelli fiamme erano sparte,
Per le quali erari sì del tutto accesi,.
Che ferro più non chiede verun’arte.
(Inf. IX, 118-121).
La fantasia di Dante vi aggiunge bensì un elemento d’incerto significato (il sepolcro), non tolto, ch’io sappia, alla pratica del tempo2. E saremmo ora ad un altro reato medievale: l’usura, se non ci sembrasse più opportuno di trattarne a sé in altro luogo, per aver agio di studiare più compiutamente le idee economiche e penali di Dante su questo punto.
III.
Dopo Dio e la religione, lo Stato. Della
- ↑ È ora da vedersi su questa materia l’opera del Ruffini, La libertà religiosa, Parte I, Storia dell’idea, Torino 1900.
- ↑ Pel sepolcro degli eretici cfr. l’acuta interpretazione del Bartoli, Storia, VI, 120.
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