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libro primo - capitolo settimo 145

le dottrine del Rousseau e de’ suoi seguaci vennero propagate e divolgarizzate come moneta spicciola in molti libri e piú ancora dai giornali della penisola. Il che sarebbe di profitto, se i promulgatori le ventilassero e scandagliassero prima di proporle, atteso che ogni errore rasenta il vero, e molte preziose veritá si rinvengono nella scuola democratica fondata dal ginevrino. Ma per fare la cerna del buono dal reo di un sistema ci vuole una critica, la quale non può essere soda e profonda se cammina soltanto sulle orme del comun senso senza l’appoggio e la guida di una dogmatica. Oltre l’inesattezza di alcune dottrine generali, i giornali popolani di oltremonte ci nocquero talvolta eziandio coi giudizi pratici e coll’applicazione speciale di quelle. Nel modo che i conservatori francesi lodano ogni sorta di resistenza governativa ancorché fatta a sproposito, medesimamente alcuni democratici celebrano ogni sommossa popolare, e la levano a cielo se per giunta è repubblicana. Non si curano d’investigarne gli autori, l’origine, il fine, l’opportunitá, la ragionevolezza, gli effetti certi o probabili, quasi che tutta la sapienza civile consista nel ribellarsi. O come se la rivolta e l’ossequio abbiano una bontá o reitá intrinseca, e non traggano il loro carattere morale dalle circostanze che ne determinano la giustizia, la convenienza, l’utilitá, l’efficacia ovvero le doti contrarie. Laddove l’esperienza dimostra che le rivoluzioni fatte fuor di tempo ritardano il regno della democrazia in vece di affrettarlo. E che altro spense la nuova libertá italica nelle fascie se non un conato intempestivo di repubblica? Perciò quei democratici oltramontani, che testé come nel secolo scorso improvvisarono o spalleggiarono gli ordini popolari in Italia, non si avvidero che nocevano ai propri, perché le copie cattive ed effimere screditano gli originali. Tale imprudenza costò la vita alla prima repubblica francese e la sanitá alla seconda, quando il morbo che oggi la travaglia e il prevalere de’ suoi nemici nacquero appunto dall’essersi malamente distrutto ciò che si era male edificato. L’errore dei democratici causò quello dei conservatori; e questi non avrebbero fatta la sciagurata spedizione di Roma, se quelli, solleticati da desiderio di

V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - i. 10