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192 del rinnovamento civile d'italia


Le voci di «parte» e di «setta», accennando disgiunzione e rottura di un tutto, significano non so che di privativo, di manchevole, di vizioso; e però nella buona lingua le parti e sètte politiche si chiamano anche «divisioni», quasi eresie speculative e scismi pratici verso l’opinione e unitá nazionale. E in vero ciascuna di esse rappresenta un solo aspetto o riguardo dell’idea moltiforme, che genera ed abbraccia compitamente il concetto e il fatto, il genio e l’essere di nazione. Sono unilateri, se posso cosí esprimermi, e non poligonali, sofistiche e non dialettiche, negative e non positive, eterodosse e non ortodosse rispetto alle dottrine civili. E siccome nel lavorio dello spirito l’affetto ritrae dal concetto, elle sono rissose e non pacifiche, intolleranti e non conciliative, parziali e non eque, eccessive e non moderate, volgari e non generose, sollecite di se stesse anzi che della patria e licenziose intorno ai mezzi che eleggono per sortire l’intento loro. Tanto che, assommata ogni cosa, tengono piú o manco del rovinoso o del retrogrado anche quando si credono progressive o conservatrici. Non si vuol però inferire che tutto sia falso nei loro dettati e reo nelle loro pratiche; perché se fosse, non potrebbero aver vita, credito e potenza. Ogni setta è l’esagerazione di un vero e di un bene parziale, nei quali sta il merito e il vizio, l’efficacia e l’impotenza loro, atteso che anche il vero e il bene si corrompono ogni volta che trasmodano a pregiudizio di altri beni e di altri veri. Egli avviene alle parti politiche quel medesimo che alle scuole scientifiche nei vari ordini del sapere. Laonde siccome per purgare tali scuole dalle loro mende e ridurle al segno, uopo è riunire insieme le loro opinioni, compiendo e castigando le une colle altre, risecandone il troppo, supplendone il difettuoso, correggendo il negativo di tutte col positivo diviso per ciascheduna, e procedendo in questo lavoro non mica a caso né colla sola guida del comun senso (come fanno gli eclettici volgari) ma colla scorta di una dottrina piú elevata; altrettanto vuol farsi intorno alle sètte politiche mediante la dialettica civile, che dalle parti e divisioni private fa emergere l’opinione pubblica e trae, per modo di dire, la nazione dalle fazioni.