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Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/232

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226 del rinnovamento civile d'italia


Assai meglio che il municipalismo dell’Arno si comprende quello dell’Adriatico, giacché le repubbliche somigliano in certo modo alle isole, e ciò che in queste nasce dalla postura in quelle proviene dal governo, atteso la somiglianza dello Stato di popolo col municipio. E qual repubblica dei bassi tempi fu piú illustre della veneta? le cui memorie ancor fresche ne avvivarono il desiderio quando la rivoluzione parigina scoppiò, quasi che la nuova repubblica francese fosse per restituirla e



    allo stesso effetto. Essendo poscia andato al campo di Sommacampagna per certificare il principe della buona volontá del popolo milanese, ebbi lettere del Pinelli, il quale mi dipingeva le inquietudini eccitate dagli atti papali dei 29 di aprile e del primo di maggio, e mi esortava a stendermi fino a Roma per esplorare le disposizioni del pontefice. Ci andai benché in mal essere di salute, ebbi tre lunghi colloqui con Pio nono, e dai due ultimi potei raccogliere che il suo animo riguardo alle cose nostre non era piú quel di prima. Tuttavia nel pigliar congedo mi promise che, se la vittoria favoriva le armi di Carlo Alberto, egli era pronto a incoronarlo di propria mano re dell’alta Italia. Vedendo che le esitazioni del papa cominciavano a disaffezionare da lui gli animi di molti e persuaso che bisognava a ogni costo mantener la concordia, presi nel ritorno la via delle Legazioni, studiandomi per ogni dove di riamicare i popoli al loro capo. E anche fuori degli Stati ecclesiastici m’ingegnai di dissipare le ombre crescenti che giá oscuravano il nome di Pio nono, come feci in particolare discorrendo al comune di Firenze (Operette politiche, t. ii, pp. 135-139). Cito questo discorso perché il governo inglese, registrandolo nella corrispondenza diplomatica che pubblica ogni anno (Corresp. respect. the af. of Italy, London, 1848, parte iii, pp. 41, 42, 43), accompagnollo colla seguente avvertenza di Giorgio Hamilton: «I have selected this address from many other similar addresses and speeches he has mode since he has visited Rome and central Italy, because I think it a favourable specimen of his eloquence, and of the sound opinions he puts forth at a moment so critical as the present for Italy» (ibid.). Le quali parole mostrano che l’illustre britanno stimava che i miei discorsi non coprissero sinistra intenzione, anzi fossero a proposito.
    Giunto da Bologna a Firenze, fu grande il mio stupore a intendere che sí in Toscana, sí negli Stati ecclesiastici io era in voce di congiuratore che cercasse di rivolgere a Carlo Alberto i sudditi degli altri principi. Io debbo riferir grazie a Carlo Farini e Giuseppe Massari, che spontaneamente ributtarono la calunnia. «La storia — dice il primo — deve attestare che il Gioberti non fece in Roma veruna pratica che fosse indegna del suo onorato nome e della sua robusta religione; ché anzi egli studiò ogni modo per ravvivare la confidenza dei liberali in Pio nono e colla viva voce raccomandò la concordia dei popoli coi principi, cosí come nelle sue pagine eloquenti l’aveva raccomandata. Ed io posso attestare con sicura coscienza che, dimorando egli in Roma ne’ giorni in cui davano materia di disunione le controversie fra Mamiani e Sua Santitá sul proposito del discorso che il delegato pontificio doveva leggere all’apertura del parlamento, Gioberti fece ogni ufficio che fosse in poter suo per dare soddisfazione a Pio nono, a cui portava schietta affezione