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20 del rinnovamento civile d’italia

se oltrepassano la misura di due colonnelli, come giá fu ripreso il mio Primato perché non aveva il sesto di un almanacco. Altri lo accuserá egualmente di astrazioni, come se una dottrina pratica potesse aver qualche valore se non si appoggia a una speculativa, e se i fatti reggessero senza le idee che gli spiegano e legittimano. Oltre che, io ho dovuto mostrare il nesso dei concetti, che ora espongo, cogli anteriori; quando tutte le mie opinioni dottrinali ed operative fanno un corpo, come l’esplicamento deduttivo di un solo principio e l’ordito logico di una sola tela. E perciò se l’indirizzo delle cose italiane nell’avvenire dovrá in parte diversificarsi da quello che ebbe o, dirò meglio, che avrebbe dovuto avere, non è però che la filosofia ideale e civile con cui si regola debba mutarsi; bensí è mestieri l’elevar questa filosofia a un grado piú perfetto e piú esquisito di cognizione dialettica. Le definizioni e gli assiomi che governano la matematica infinitesimale sono quelli di Euclide, ma quanto diversi e maggiori e piú meravigliosi sono i veri che se ne raccolgono!

Tuttavia sarò parco e discreto nell’uso dei filosofemi; e coloro a cui non garbano potranno saltarli senza che ne sia tronco il filo delle altre dottrine. Ben mi sará d’uopo talora insistere su cose affatto elementari, perché oggi ignorate o trascurate da molti, comunque possano riuscir fastidiose ai lettori piú instruiti. Un valente economico testé si doleva di dover condiscendere a questa necessitá, e chiedea «se Pietro Laplace avrebbe potuto descrivere, come fece, la semplice e maravigliosa costituzione dell’universo, quando avesse dovuto incominciare dall’abaco per provare il moto della terra»1. Cercherò di bilanciare la copia delle materie colla sobrietá dello stile. Il quale dee ubbidire ai tempi; e se dianzi stimai lecito l’usar qualche arte per muover gli animi e scuotere le immaginative, ora parlerò solamente alla ragione, parendomi inconveniente, quando i fati incalzano, mescere all’austera prosa i lenocini poetici. Ma

  1. Bastiat, Harmonies èconomiques (Paris, 1850), p. 267.