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312 del rinnovamento civile d'italia


consiste nel preparare un’esca abbondante a nuove, terribili, inevitabili rivoluzioni.

Queste considerazioni, svolte, ampliate, esposte con decoro diplomatico e mandate attorno, avrebbero porto a Luigi Buonaparte un’ottima occasione per mantenere in ordine a Roma la politica espressa nelle sue lettere e nei messaggi e dato gran peso alle sue parole. E gli scritti volevansi aiutare cogli uffici assidui, la destrezza e la perizia degli agenti e degli ambasciatori, perché di rado incontra che le istanze ripetute e corroborate da buone ragioni non facciano qualche frutto. Ma l’Azeglio tacque: lasciò cadere la libertá non solo di Roma ma di Firenze e di Napoli senza la menoma protesta; lasciò Ancona, Bologna, Toscana occuparsi e manomettersi dagli austriaci, il granduca accordarsi coll’imperatore e la piú mostruosa tirannide straziar l’estremo d’Italia senza muovere una querela1, come se di nazione e di patria gl’italiani fossero estranei ai piemontesi. Trascurò la diplomazia, rimise in carica alcuni oratori che io avea richiamati dalle corti in cui risedevano, come inabili al loro ufficio. Chi crederebbe che mentre agitavasi la conclusion della pace e l’intervento a Roma, la legazion di Parigi stesse piú mesi senza capo e affidata alle cure di un giovane subalterno?

Pogniamo che tali proteste fossero inefficaci: non erano però inutili. Imperocché anche quando non fruttano subito, esse servono a prescrivere contro la violazione del diritto, gli assicurano il favore dell’opinione universale e ne apparecchiano, quando che sia, il trionfo. Giovano a introdurre piú sane tradizioni politiche, informare di nuove idee il giure delle genti, accomodarlo ai progressi della cultura, i quali, di mano in mano che il mondo civile e diplomatico vi si avvezza, passano dalle rimostranze nei patti e nelle convenzioni. Cosí la ragion comune dei popoli si va a poco a poco mutando e migliorando: diviene

  1. Alcuni giornali dissero che l’Azeglio protestasse contro l’accordo militare del granduca coll’imperatore. Se il fatto è vero, perché tenere occulta la protesta? quando il maggior pro di tali atti deriva dalla notorietá loro.