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libro primo - capitolo decimo 319


di mollezza e timiditá incredibile dare un esempio di coraggioso ardimento e di antica virilitá civile1.

All’incontro dei due precedenti, i governi dei 19 di agosto e dei 29 di marzo furono municipali anzi che conservatori; l’uno dei quali ordí e l’altro addusse a compimento la dolorosa tela dei nostri infortuni. Imperocché i disastri della prima campagna furono causati da falli militari anzi che civili; e se anche in politica si deviò sin d’allora dal buon sentiero, il male venne da sbaglio, non da proposito. Dove che gli artefici della mediazione peccarono in prova e per effetto di sistema, non accidentalmente; ond’essi furono i primi a tentare di deludere il pubblico, coprendo il volto nativo con maschera ingannatrice. Un municipalismo subalpino grettissimo fu l’anima di tutti i loro andamenti: l’amor della patria comune, che talvolta ostentavano, non era che una larva. Quindi nacque la loro avversione alla guerra italiana, alla lega nazionale, all’unione lombarda, all’egemonia subalpina, ai soccorsi francesi, e insomma l’abbandono d’Italia e il desiderio mal dissimulato di una colleganza russa e tedesca. Guidati da questi fini, essi sciuparono le occasioni che la fortuna ci diede, anzi ricorsero a mezzi poco onorati per impedire che altri le adoperasse. Questi biasimi però non toccano del pari a tutti; perché se bene, politicamente parlando, ogni membro di un’amministrazione sia pagatore delle opere comuni, ciascun sa che la complicitá morale non soggiace alla stessa norma. Mille cause possono concorrere a far sí che un ministro commetta innocentemente i piú gravi errori, sovrattutto s’egli è poco pratico e viene aggirato dagli astuti e dai procaccianti. Io conobbi Ettore Perrone quando era giá uscito di carica, e posso attestare la bontá egregia e la lealtá dell’uomo che cadde l’anno appresso gloriosamente a Novara. Ma quanto prode e valoroso in guerra tanto egli era nuovo alle cose civili, e non aveva una giusta idea del moto italico né dei debiti che correvano al Piemonte; onde potè essere strumento della politica municipale senza subodorarne l’inettitudine e la tristizia. Carlo Boncompagni e Alfonso

  1. Sventuratamente i progressi non corrisposero al principio; ma di ciò altrove.