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libro primo - capitolo decimo 325


senza barba farebbe meglio. Ma se ci manca la ragione, vi abbonda la passione, la quale fa velo al giudizio ed è di tutti i difetti dell’uomo politico il piú nocivo al suo ufficio. E dico «passione» non giá per aggravare ma per diminuire la colpa dello scrittore, ché altrimenti non saprei come qualificare l’abuso delle confidenze piú intime: il citar lettere privatissime, l’inimicarmi a persone viventi su cui mi era seco discreduto alla libera, il trar partito dai colloqui passati meco a sua istanza senza che io punto né poco lo ricercassi, rifiorendo tutte queste indiscrezioni colla maggiore inesattezza (per non dir peggio) nello esprimere le mie parole e i miei pensieri. Lascio stare i modi scortesi e incivili usati da lui con uno che «amava piú che fratello e venerava come maestro», fino a dargli del «mentitore» sul viso1. E pure io non avea adoperato alcuno dei detti termini: non avea detto altro che il vero, e solo una piccola parte del vero, con parlare urbano anzi amichevole, salvando al possibile le intenzioni, dando a tutti i ministri e specialmente a esso Pinelli una lode di bontá e di sufficienza di cui a’ fatti si chiarí troppo indegno2. Si paragonino gli scritti delle due parti nella polemica che avemmo insieme, e si giudichi dallo stile in cui sono dettati dove stesse il sentimento della propria e dell’altrui dignitá, l’amor del vero e della giustizia.

I fatti seguenti mostrarono qual fosse l’abilitá del Pinelli nelle cose civili. In vece di promuovere il nostro Risorgimento e mantenerlo conforme a’ suoi principi, egli prese a mutarne di pianta il fine e le condizioni, volendo che il parto della montagna riuscisse ad un sorice e un moto nazionale allo statuto di una

  1. «Il tempo della giustizia per noi è venuto...: io v’invito a renderla, o rimanete sotto il peso della parola che vi lancio in faccia al mondo come una sfida: — Voi avete mentito» (Alcuni schiarimenti ecc., p. 16). La menzogna è l’accusa di doppiezza provata coi detti e coi fatti nel precedente capitolo. Non vi ha ne’ miei scritti d’allora pure una sillaba che non sia stata ampiamente e manifestamente confermata dalle cose che poi si seppero e dai casi che seguirono. Cosicché avrei potuto restituire al Pinelli l’onorevole epiteto; ma nol feci, anzi non risposi, e poco stante gli proffersi il mio aiuto per mantenerlo nel seggio ministeriale.
  2. Veggasi il mio discorso al circolo di Torino e l’opuscolo sui Due programmi (Operette politiche, t. ii).