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324 del rinnovamento civile d'italia


quando venne in campo una quistion capitale da cui pendevano i fati d’Italia e che io lo vidi rivolto al partito peggiore, non era piú in mio potere di secondarlo. E da lui non da me procedette la separazione, poiché io usai ogni ingegno per rimetterlo in miglior senno, come si è veduto dalle cose raccontate di sopra. Trovandolo ostinato, dovetti oppormegli, ché l’esitare tra un’amicizia privata e il bene della patria sarebbe stata scelleratezza. Vero è che egli avrebbe voluto che in lui mi rimettessi per ciò che riguardava l’indirizzo delle faccende e mi contentassi di scrivere e di celebrare la sua politica, come una volta mi disse assai chiaramente. Io avrei ceduto facilmente al suo desiderio nelle cose di amministrativa: l’avrei trovato ragionevole, trattandosi di giurisprudenza, nella quale l’amico si esercitava da molti anni, onde io sarei stato vano e temerario a contrastargli. Ma venendo in campo tali materie di cui egli conosceva appena l’alfabeto, la pretensione era ridicola e non tollerabile. Per l’etá, gli studi, le prove date di sufficienza, i segni di pubblica confidenza ricevuti, se l’uno di noi dovea cedere all’altro, non mi pareva che toccasse a me. Io aveva circoscritte le leggi, l’indirizzo, lo scopo, i limiti del moto italiano; e l’avea fatto cosí accordatamente ai tempi, alle condizioni d’Italia e con tal previdenza, che quando si volle torcere dalla via assegnata tutto andò a monte. Or che meriti avea il Pinelli a rincontro di tali fatiche? a che studi avea atteso? che saggi dati del suo valore? che fama acquistata di politico in Italia e nell’altra Europa? La sufficienza civile di un uomo si deduce dalle idee che professa o dai fatti. I fatti allora mancavano dalle due parti, e però si dovea far giudizio dalle idee e dalle dottrine. Il Pinelli ebbe cura di mostrare al pubblico la sua valentia in questa parte, dando alla luce due opuscoletti che ciascuno può leggere1. Nei quali si vede una sterilitá di mente, una grettezza di concetti, una mancanza di partiti, una puerilitá di logica, un’ignoranza della storia e dei tempi in generale e dell’assunto italiano in particolare, che uno statista

  1. Citati di sopra.