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336 del rinnovamento civile d'italia


abbracciate e proseguite con tanto ardore (benché ella avesse la rivolta in casa) quanto il Piemonte, sicuro e tranquillo, ne mise a ripulsarle. Il cuor dell’imperio non ebbe paura di spolparsi e di versare il suo sangue per ricuperare Milano e Venezia, benché lontane e divise dalla mole delle Alpi non mica da un fiumicello. Né potendo riuscirvi colle forze proprie, l’Austria accettò l’aiuto della Russia, benché a lei piú umiliante e pericoloso che non al Piemonte sarebbe stato quello di Francia, per le diverse attinenze e le svariate condizioni dei due Stati ausiliari. In vece di trascurare l’egemonia italica, pose ogni studio a procacciarsela, e seppe sí ben maneggiarsi colle arti diplomatiche presso le varie corti ch’ella ha oggi in sua balía, Napoli, Roma, Toscana, Modena, Parma; tanto che a stabilire una lega doganale, commerciale, militare, politica, e una societá, come la chiamano, «di comune e pubblica sicurezza», non manca che il protocollo. Ragguagliate a questo procedere quello dei nostri municipali, i quali potevano con somma facilitá ottenere quello a cui l’Austria va dietro con fatiche e sforzi indicibili. Imperocché per sortir l’intento ella dee andar contro natura, dove che al Piemonte bastava il secondarla. L’una mira a disfare una nazionalitá e ha contrario il senso dei popoli, la forza delle cose, il genio del secolo; onde per quanto ella sia accorta nell’elezione dei mezzi, lo scopo assurdo ed iniquo toglie al suo lavoro ogni fiducia di durevole riuscimento. Laddove l’altro, proponendosi un fine ragionevole e santo, avrebbe trovata quella agevolezza con cui l’arte umana si travaglia quando ubbidisce a Dio e alla natura.

Ottima cosa è il predicare ai popoli liberi «la fede nelle proprie instituzioni», come odo che taluno suol fare in Piemonte. Ma la fede in politica, non altrimenti che in religione, dee essere un ossequio ragionevole e non mica superstizioso, quale riuscirebbe se contro la ragion delle cose si credesse agli ordini liberi disgiunti dai nazionali. Creda il Piemonte in se stesso, purché creda insieme alla patria comune. La fede verso l’Italia fu il principio fattivo delle sue franchigie e sola può conservargliele. Testé io diceva che segregato e solitario egli non può