Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/341

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libro primo - capitolo decimo 335


Quali sieno per essere un giorno le sorti del Piemonte si può inferire da quello che giá avvenne alle altre provincie, imperocché è fuor di natura che le stesse cause non producano gli stessi effetti. Ora qual fu l’effetto della politica subalpina nell’altra Italia se non la caduta del principato? Questo in appresso risorse per le forze esterne, ma parlando moralmente vi è quasi morto; e in Roma, in Toscana, in Napoli non sopravvive il governo ma la rivoluzione. Ed è ragionevole, perché ogni bisogno non soddisfatto è pregno di cangiamenti. Non solo il vivere libero ma l’essere nazionale è un prepotente bisogno dell’etá nostra; e siccome le parti indirizzate a fare un tutto si muovono l’una verso l’altra, cosí il Piemonte aspira all’Italia, l’Italia aspira al Piemonte, e finché la tendenza non è appagata è impossibile che si acquetino. E non dite che questa propensione è ancor debole in molti, perché la sua natura è di crescere. Crescendo, il bisogno non pago diventa disagio, agitazione, fremito; e ogni fremito popolare è principio di rivoluzione. Cosí la setta municipale, in vece di spegnere i semi di nuovi rivolgimenti, gli ha a maraviglia ampliati. E siccome ella operò in nome della monarchia sarda, dell’opinione costituzionale, della politica moderata; cosí queste, apparendo come complici de’ suoi errori, incorsero nel discredito e nell’infamia delle sue opere, e la riputazione da loro perduta trapassò alle schiere degli avversari. Fra quei tanti che a principio speravano nel principato civile come atto a fondare la nazionalitá italica, molti oggi ne disperano dopo la trista esperienza, e le loro speranze si son rivolte a un’altra forma di reggimento. Or qual è questo e quale può essere se non la repubblica? E però non solo due terzi d’Italia sono in bollore e in tempesta, ma le dottrine popolari ogni giorno vi acquistano di estensione e di forza; ogni giorno il governo regio vi scapita di fiducia e di stima per opera di coloro che se ne chiamano i difensori.

Quanto piú savia ed antiveggente è l’Austria nella sua politica! Se i nostri municipali avessero fatto a salute d’Italia ciò che quella opera a sua perdizione, essi avrebbero vinta la prova. La guerra, la lega e la signoria dell’alta Italia furono da lei