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30 del rinnovamento civile d’italia

stessa, rendendo men puri, fruttuosi, efficaci i suoi influssi morali e civili. Si renda pertanto cittadina la Chiesa amicandola ai popoli, e secolare l’amministrazione togliendo ai chierici i privilegi profani e chiamando il ceto laicale al maneggio delle cose pubbliche. Cosí il regno e il triregno, svecchiati degl’ingombri e netti di ogni macchia, rifioriranno come in addietro; e in vece di essere alla patria cagioni o pretesti di scisme e di scandali, contribuiranno ad accomunarla e ad unire le varie sue membra in un solo corpo.

Conciossiaché fin tanto che il principato è diviso fra vari capi e la nazione si parte in diverse provincie senza nodo comune, l’Italia è necessariamente debole ed inferma. Si aggiunge che alcune di quelle ubbidiscono a un estranio signore, che vince di forza i nostrali, ciascuno da sé, e uniti li pareggia se non li supera; per modo che non solo padroneggia una parte bellissima e importante della penisola1, ma scema altresí la balía interna del resto con grave pregiudizio del decoro e della cultura. Quindi nasce che la monarchia italiana è fiacca e impotente, spesso in discordia seco medesima o unita al barbaro contro la patria comune, sempre incuriosa o nemica d’Italia come nazione. Il qual vezzo invalse piú ancora nel principato ecclesiastico. D’altra parte il voler ridurre tutti gli Stati italici in un solo è oggi impossibile, ché gl’istinti municipali, gl’interessi dei vari principi, la gelosia di Europa nol patirebbono. Né saria savio consiglio, quando ci mancano tanti altri beni, il cominciare dal piú difficile. Contentiamoci di un’impresa per volta, cominciando dalle piú ovvie, le quali servono di apparecchio e di agevolamento alle altre, che col tempo si vinceranno. Osserviamo la legge universale di gradazione, se non vogliamo fabbricar sulla rena o romperci il collo, come incontrò tante volte ai nostri maggiori. Finché durano le condizioni presenti di Europa l’indipendenza dee precedere l’unitá; ma può nascere dall’unione tosto che venga il destro di tentarla. E l’unione

  1. «Florentissimum Italiae latus» (Tac., Hist., ii, 17).