Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/37

Da Wikisource.

libro primo - capitolo primo 31

è possibile mediante una colleganza dei popoli e dei principi italiani, la quale, accompagnata dalle riforme e dalle franchigie, spianerá la strada all’acquisto dell’autonomia e poscia all’unitá italica, che è l’ultimo termine dei nostri voti. Per tal guisa si metterá in atto l’essere d’Italia come nazione: la monarchia diverrá nazionale; il cattolicismo tornerá patrio senza pregiudizio del suo carattere cosmopolitico, e troverá onorevolmente nella lega italica quel patrocinio che dianzi egli cercava non senza ínfamia presso i forestieri. Fatta la lega degli Stati italici e accresciute cosí le loro forze, non mancherá l’occasione di cacciare il barbaro e stendere essa lega per tutta quanta la penisola, senza che sia d’uopo affidarsi a eventi troppo lontani e aspettare col Marochetti la caduta dell’imperio ottomanno.

Mediante le riforme, le franchigie e la confederazione, apparecchi efficacissimi di autonomia e di unitá italiana, la monarchia e la religione, non che ostare alla nostra rinascita come in addietro, l’aiuteranno. Ma il principato civile vuole amicizia e buona intelligenza tra i re e i popoli; e se i popoli fra sé discordano, non è sperabile che consuonino ai loro capi. Dunque unione tra i borghesi e i patrizi, tra il ceto medio e la plebe, tra i poveri e i ricchi; e siccome non può farsi che i poveri amino i ricchi se questi non sono solleciti del bene di quelli, egli è d’uopo con buone leggi agiare la plebe e ingentilirla col tirocinio; onde il principato, promovendo e capitanando questa pia opera e collegando insieme tutte le classi dei cittadini, dee rendersi conciliatore e democratico. La confederazione degli Stati presuppone la fratellanza degli animi: dunque unione tra i vari popoli, tra i vari principi della penisola; fine alle liti, alle ire, alle invidie provinciali e municipali, e tutti gl’italiani sieno quasi un solo comune e una sola famiglia. L’ingresso del clero nella via della libertá importa l’armonia della gentilezza colla religione: dunque accordo tra i laici e i chierici, tra il maggiore e minor sacerdozio, tra il presbiterio e il chiostro, tra Roma e tutta la penisola; affrancamento civile e politico degl’israeliti e dei valdesi; tolleranza, mansuetudine, culto di sapienza negli ecclesiastici; riverenza alla fede nei secolari. E i gesuiti? convien forse