Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 1, 1911 - BEIC 1832099.djvu/47

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libro primo - capitolo primo 41

le critiche, le quali non m’impedirono di chiuder gli occhi alle mende e applaudire alle parti pregevoli delle loro fatiche, forse piú di quello che l’amor del vero e il bene d’Italia avrebbero richiesto. Le quali mende non furono di piccolo rilievo, perché snaturarono alcuni de’ miei pensieri e gittarono il primo seme dei traviamenti che succedettero. Secondo le idee da me esposte, il Risorgimento dovea aggirarsi sui due capi fondamentali di nazione o di democrazia; al primo dei quali appartenevano, quasi suoi componenti, l’egemonia, la confederazione, la libertá, l’indipendenza, il regno dell’alta Italia; al secondo, le riforme civili. Nel por mano a cotali assunti si volea procedere non mica a caso, ma con un certo ordine determinato dalle condizioni in cui si trovava la patria nostra. Dovevasi incominciare dall’egemonia di Roma e del Piemonte e valersi di essa per istringer la lega politica, senza la quale le riforme e le franchigie non potevano essere stabili e sicure; poi dar opera a queste, e serbare all’ultimo la cacciata del barbaro al primo buon taglio1. Il Balbo, sostituendo l’ordine astratto e logico a quel solo che era praticabile, pose in capo l’indipendenza, che io aveva lasciata alla coda perché impossibile a ottenere e fermare se non si esordiva dalle altre parti. E non potendo far questo primo passo colle forze dell’Italia divisa, egli ne fu indotto a rinnovar l’idea del Marochetti e a riporre la risurrezione d’Italia nei fati di Levante. Dove che nel mio progresso, precedendo la confederazione, questa abilitava le armi italiane a riunirsi e vincere lo straniero. E per mettere in atto la lega non era d’uopo uscire d’Italia, quando l’accordo e il fermo volere di Roma e del Piemonte bastavano all’effetto. Ché se a prima fronte l’affidarsi al papa parve poco piú ragionevole che lo sperare nel Turco2, i princípi del nuovo pontefice e gli ultimi anni di Carlo Alberto chiarirono che la mia proposta era la sola plausibile. Fin qui l’error del Balbo era innocuo e venne in breve chiarito dagli eventi; ma il posporre la confederazione alla libertá e alla guerra

  1. Consulta Il gesuita moderno, Losanna, t. v, pp. 120, 121.
  2. Veggasi il grazioso epigramma del Salvagnoli in questo proposito presso il Balbo (Delle speranze d’Italia, Capolago, 1844, pp. 128, 129, nota).