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libro primo - capitolo secondo 53


sottostesse al censo e la sufficienza alla ricchezza. I privilegi feudali si rinnovarono sotto altro nome e si accrebbero: il banco si aggiunse al latifondio, l’officina opulente sottentrò alla gleba per opera di quei borghesi che coll’aiuto del popolo l’avevano abolita. Sorse un’aristocrazia novella poco meno iniqua e piú contennenda dell’antica; onde non a torto la guerra mossale assunse nome e spirito di democratica. Ma la corruttela dentro non basta quando l’oppressura non la spalleggia anche di fuori; e poco parve l’assistere spettatore freddo e impassibile allo smembramento e al macello dei popoli, se non si applaudiva e porgeva aiuto a coloro che l’operavano. Che avrebbero potuto fare di peggio gl’illiberali e i retrogradi? Non è dunque da meravigliare se i viziosi conservatori, tutto che protestassero a principio di volere una signoria mitigata dalle leggi o almeno informata e diretta da sapienza civile, sdrucciolassero a poco a poco nel costume di coloro che ritirano il secolo alla barbarie, e non solo facessero buon viso alle loro opinioni ma stringessero seco amistá ed alleanza.

Tali furono le basi universali dell’assetto e del diritto europeo gittate dai savi scettrati di Vienna e dai prodi conservatori. Veggiamone ora partitamente e trascorsivamente gli effetti e i frutti, cominciando da Roma. Imperocché non si vuol tacere che nel tristo compito all’opera de’ laici si aggiunse quella dei chierici, molti dei quali, in vece di vendicare la religione dagli oltraggi della nuova politica (come quella che ripugna ai dettati formali del cristianesimo), concorsero anch’essi a profanarla e manometterla. Il clero, essendo stato una classe privilegiata e ricca per molti secoli, mal si poteva adattare all’uguaglianza e parsimonia evangelica e, riconoscendo dagl’instituti liberi e dalla cultura crescente la mutazione, sospirava la restituzione degli ordini antichi. Il papa, avendo racquistato il dominio temporale per opera del celebre congresso, divenne naturalmente il difensore de’ suoi capitoli, salvo quelli che importavano qualche diffalco di esso dominio. Ed essendo amico ai despoti e abituato al governo assoluto da tre secoli, le nazionalitá e libertá di Europa non potevano stargli a cuore, anzi per antica tradizione