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libro primo - capitolo terzo 81


rettori francesi la guardano di mal occhio, le suscitano mille inciampi, e da loro non è rimasto che l’Austria non imperversi in Torino come nel resto della penisola. Questi mali però, benché gravi, sono un nulla a rispetto di quelli che la politica dei nostri vicini ci apparecchia; e però mi è forza accennare gli altri suoi progressi e finir di descriverla succintamente.

L’impresa di Roma non fu se non il primo passo notabile fatto nella via novella dai reggitori della repubblica. La crociata esterna contro le libertá italiane venne accompagnata e seguita da una crociata interna contro le francesi, e Carlo di Montalembert in un suo discorso non disinfinse il concetto né il vocabolo. La legge stataria fu estesa e prolungata fuor di proposito, e cinque spartimenti la soffrono da due anni: la stampa impastoiata e perseguíta, guasti gli ordini dell’insegnare che due o tre generazioni aveano introdotti e perfezionati con tanta cura, esautorati professori illustri e privi persino delle facoltá comuni a ogni classe di cittadini, data l’instruzione in balía ai preti e ai gesuiti con grave danno della cultura e senza pro della religione, che il monopolio dottrinale non rende piú credibile ma solo piú odiosa. Vituperata la plebe come una «vile accozzaglia», afflitta coll’imposta dei beveraggi e altre angherie, spogliata di ogni diritto politico ed esclusa dalle elezioni. Gli ordini popolari vilipesi colle parole, violati colle opere, cercati di spegnere da coloro che sono provvisionati e giurati a difenderli e che per paura del popolo tre anni sono ipocritamente li lodavano e gli acclamavano. Parecchi di costoro cospirano a viso aperto coi regi pretendenti, altri tentano di fellonia i soldati e corrompono la milizia coi bagordi: questi comprano un’accolta di ribaldi per insultare alla legge e violare i cittadini; quelli coi giornali, colle insolenze, cogli oltraggi agli stemmi repubblicani, attizzano il popolo alla sommossa per aver pretesto d’incrudelire e mutar la forma del reggimento. Cuoce loro che gli artifici ed i traffichi non sieno spenti; e per disvogliare la moltitudine dagli ordini stabiliti, anzi per irritarla, promuovono la miseria pubblica. La giustizia è contaminata nella sua fonte, e in un paese libero e repubblicano se ne commette

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