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capitolo decimoterzo 97


lasciar Roma, non dovea uscire dagli Stati ecclesiastici o almeno dall’Italia libera; e il Piemonte gli porgeva un asilo decoroso, patrio e - sicuro dai demagoghi. Se questo non piaceva, meglio era al postutto ricoverare in Francia che in casa di un rinnegato italiano. Ma a coloro che avevano consigliatala fuga troppo caleva di cavarne profitto; onde l’elezion dell’ospizio doveva esser tale da poter maturare i frutti che si promettevano.

Gaeta fece per Pio nono presso a poco l’effetto della vicina Capova per Annibale, togliendogli le forze e la riputazione. Il divorzio da Roma non fruttò mai alla potenza né alla fama di alcuno, da Pompeo Magno insino ai papi avignonesi. A proposito dei quali fra Venturino da Bergamo notava «che non era niuno degno papa se non stesse a Roma alla sedia di san Piero»1. Il soggiorno napoletano, come il francese, non fu orrevole asilo ma ontoso e funesto servaggio. La cattivitá gaetina sará ricordata lungamente con dolore, come l’avignonese, da chi ama l’Italia e venera la religione2. Pio ci perdette quel resticciuolo di spiriti italici che tuttavia serbava e la balia di sé, divenuto, di capo della Chiesa, prigione e pupillo di Ferdinando. I pochi buoni che lo seguirono nel suo esilio furono ben tosto vilipesi, manomessi, scacciati; e non si volle né anco perdonarla ad Antonio Rosmini. Questi aveva rifiutato il grado di ministro offertogli dal papa nell’ultimo subuglio, non parendogli che la




V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - ii.

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  1. Giovanni Villani, xi, 23. Il buon frate ne fu punito, perché «questi — nota lo storico — sono i buoni meriti che hanno le sante persone da’ prelati di santa Chiesa» (ibid.).
  2. «Le pontife [Urbano quinto] mit la main à d’importantes réformes; il accomplit la plus inespèrèe: aux acclamations de l’Italie, il reporta le Saint Siège dans la ville èternelle. On crut que finissait pour toujours la ‘captivitè d’Avignon’. A quelque temps de là, sous la pression d’ influences plus fortes que sa volontè, Urbain V abandonnait Rome, et, abdiquant sa pensèe première, ‘celui de qui les vœux du monde attendaient la transformation du siècle’ [parole del Petrarca] ramenait le Saint Siège dans l’exil» (Rendu, Conditions de la paix dans les États romais, Paris, i849, p. 84). L’egregio autore riferisce altri squarci del Petrarca in tal proposito, che quadrano al caso presente in modo maraviglioso. «Nobile incoeptum iniquissima susurronum persuasione destituit, ut daret intelligi non magna aggredi, sed perseverare difficile» (ibid., p. 85, note). Chi non ravvisa in Urbano quinto Pio nono?