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italico e del vicario di Cristo. Egli voleva a ogni costo vendetta e sangue: voleva saper grado del ripatriamento ai barbari e tornare a casa con tedesco corteggio e piena balia di rappresaglie. Perciò non solo rifiutò le amichevoli e generose offerte del Piemonte, ma cercò colle parole e coi fatti di rendere impossibile ogni accordo, spingere le cose al peggio, fare in guisa che la licenza e gli eccessi giustificassero i castighi1. I suoi discorsi erano pieni d’ira e di furore, piú dicevoli a un agá o ad un bascía turco che ad un principe di santa Chiesa: univa l’atroce al plebeio, chiamando «governo di assassini»2 quello in cui risedevano un Mamiani e un Muzzarelli, quasi che fossero comuni a questi valentuomini le glorie domestiche di Ferracina3. L’arte ebbe il suo effetto; e l’Antonelli colle durezze, le minacce, le ingiurie, la scomunica e il ricorso straniero fu il fondatore della repubblica romana e l’artefice dei mali che la seguirono, come Pio nono colle sue vacillazioni e colla fuga ne era stato il preparatore.

L’intervento straniero non che increscere al porporato favoriva mirabilmente le sue intenzioni. Per la qual cosa in vece di star contento a uno od a pochi aiutatori li chiamò tutti, escludendo però i piú degni. Non volle Toscana e Sardegna, perché italiche e libere; fece grazia a Napoli, italiano ma apostata. Se il pudore vietògli di chiamare il Russo ed il Turco, egli avrebbe antiposto l’Austriaco ad ogni altro, quando a lui occupato in Ungheria, in Lombardia, in Venezia, fosse abbondato il potere come il volere. Fu però forza consentire che Francia avesse le prime parti, ma temperata da un polso di soldati spagnuoli. Né potea spiacere al cardinale il concetto di richiamare in Italia un potentato che in addietro la travagliò lungamente e che di tutti i dominatori estrinseci fu il piú duro ed intollerabile. Il Guicciardini osserva che la corruttela



  1. Farini, Stato romano, t. iii, pp. 2i7. 2i8, 2i9.
  2. Ibid.
  3. Culla del cardinale. Vedi a questo proposito le Lettere di un eremita, stani pale nella Presse di Parigi.