Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/124

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perché con legge equissima e santissima il governo ha sciolto i chierici da una profana ingerenza e ripigliati i suoi doni. La plebe subalpina per buona sorte fu piú assennata dei vostri ministri, e gli sforzi sediziosi fatti per abbottinarla non riuscirono ad altro che a smacco degl’indocili e a credito di chi regge il Piemonte. Cosi Roma in vece di accrescere la sua potenza e riputazione va rimettendo ogni giorno dell’ una e dell’altra; e ciò succede perché si consiglia coi gesuiti, atti solo a rovinare ogni causa che abbracciano. È gran tempo, padre beatissimo, che uomini leali e zelanti del bene vi rappresentano gli errori, gli eccessi, le corruttele dell’ordine famoso, visibili a tutto il mondo; ma voi in vece di aprir gli occhi chiudete loro la bocca. E non dovrebbe bastare a disingannarvi la smisurata ambizione di quei claustrali e l’uso costante che hanno di perseguitare colle invettive, le maldicenze, le calunnie gli uomini intemerati che non gli approvano o gl’ ingelosiscono? Le quali enormitá non sono giá licenza di pochi ma instituto dell’ordine, poiché le rimostranze non valgono a correggerle, anzi ogni giorno si moltiplicano coll’approvazione e la lode del generale. Credete forse che possano essere colonne della Chiesa coloro che spiantano e calpestano ogni giorno i precetti dell’evangelio? Ma che maraviglia se Roma tollera ed abbraccia i calunniatori, poiché il suo governo non si vergogna di spargere e accreditare i libelli piú infami? (*),

Sapete, padre santo, qual sia per essere l’ultimo esito di tanti scandali? Bisogna pure che riverentemente io vel dica, giacché in tanto pericolo sarebbe colpevole ogni dissimulazione. L’esito finale sará la ruina della fede cattolica in Italia, e l’Italia forse troverá chi la segua. 1 popoli diranno: — A che prò un’ instituzione che rende infelice la patria nostra? a che prò l’imperio di un uomo che ci toglie autonomia, libertá, unione, ricchezza, cultura, potenza, gloria, e fa si che la prima sia l’ultima delle nazioni? a che prò una corte, la quale mentre insegna la morale

(i) Il libello del visconte di Arlincourt intitolato L’ Italie rouge fu tradotto e sparso in Roma e negli Stati con manifesto favore del governo ecclesiastico.