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140 del rinnovamento civile d'italia


pernicioso di corte1, mancanza assoluta di esploratori2 e perfino di carte geografiche e topografiche3, «languidi e freddi bullettini, e deplorabile silenzio sui fatti d’armi pili brillanti che parve tendesse a nascondere al paese gli sforzi coraggiosi e patriotici de’ suoi figli»4. Un esercito in tali condizioni e cosí guidato non potea vincere se non per miracolo; onde, anche senza far conto delle altre cause notate altrove, non è da stupire se tutto andasse in perdizione5.

Ai falli militari si aggiunsero i politici, dei quali abbiamo giá fatto parola. E benché il torto principale della mediazione accettata e del rivocato intervento si debba riferire ai ministri che allora sedevano, dalle cose discorse si è potuto raccogliere che il principe non ne fu affatto innocente. Fin da quando io era ancora assente e fu commesso a Cesare Balbo di fare una nuova amministrazione, questi mi desiderò per compagno senza che io fossi informato dell’atto amichevole; ma il re non ne volle sapere. Ora io posso dolermene senza taccia di ambizione, poiché se la proposta riusciva si sarebbe messo mano senza intervallo alla lega politica che con tante istanze io sollecitava da Parigi, la quale avrebbe accresciute le forze, agevolata la guerra, tenuti in fermo il papa e Napoli, posti in sicuro gli ordini liberi delle varie provincie. Ciò mostra che gli antichi rancori non erano spenti; i quali contribuirono a darla vinta ai



  1. «Questa costumanza del re di portarsi col suo quartier generale agli avamposti era, per vero dire, cosa di somma conseguenza e cagione di gravi inconvenienti nell’esercito, sia perché obbligava l’esercito stesso a tenere quasi inerte una considerevole porzione delle sue truppe a custodia dell’augusta sua persona, sia perché rendeva piú esposta l’intendenza generale d’annata che gli veniva dietro e faceva immensamente ingombro il luogo pei molti carri di equipaggi che la seguitavano; era insomma una vera inopportunitá, per tutte quelle altre ragioni che ognuno può facilmente immaginarsi per poco ch’egli abbia conoscenza dell’arte della guerra» (Bava, op. cit., p. 20).
  2. Ibid., p. 49.
  3. Ibid., p. ii.
  4. Ibid., p. i0i.
  5. Non era d’uopo esser soldato a scorgere i gravi falli commessi nella prima campagna. Benché fossi lontano, io ne toccai alcuni ne’ miei discorsi (Operette politiche, t. ii, passim).